14.09.2021
Mollo tutto e vado in baita. I 5 errori da evitare.
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La vita frenetica della città è logorante. Spesso non riusciamo a trovare un senso a quello che facciamo quotidianamente e ci riduciamo, la sera, sul divano, davanti a Netflix, a sognando una vita diversa, più concreta e a contatto con la natura. Probabilmente, se sei qui, proprio in questo momento starai pensando a quanto sarebbe bello cambiare radicalmente la tua vita e ritirarti in baita. Disconnettersi dalla vita frenetica della città, ritrovare il contatto con la natura e le cose semplici della vita, e riappropriarsi del proprio tempo sembra essere l’unica soluzione sensata. E forse lo è.

Si, io per primo ho pensato a tutte queste cose quando ho deciso di cominciare l’avventura di Hunum, ma prima di buttarci su un portale di annunci immobiliari, ci sono un paio di considerazioni da fare, che ci porteranno ai 5 errori da evitare, quando decidiamo di mollare tutto e ritirarci in baita!

1- Non considerare i costi nascosti

Per quanto romantico sia il pensiero di condurre una vita frugale raccogliendo i frutti della terra, comprare, ristrutturare e gestire una baita ha dei costi. Molti costi. Una baita con un piccolo terreno solitamente si compra a poco, rispetto ad un appartamento in città, ma i costi per renderla effettivamente abitabile possono essere altissimi. Anche se la muratura all’esterno sembra integra, il piu delle volte bisognerà procedere alla demolizione e ricostruzione dell’intera struttura, con complicate opere di isolamento dall’umidità e sontuosi rinforzi strutturali.

Le baite poi solitamente si trovano in zone sprovviste di infrastrutture di alcun tipo. Bisognerà prevedere quindi a budget i costi per allacciamento alla rete elettrica ed idrica. Sognamoci l’allacciamento fognario, solitamente si usano altre soluzioni, come fosse biologiche ecc. Spero di non distruggere i vostri sogni sul nascere, ma l’allacciamento a corrente e acqua può costare di piu dell’acquisto della proprietà stessa. Ovviamente ci sono soluzioni alternative, ma solo se la baita viene vissuta occasionalmente, e non c’è in programma nessuna forma di attività produttiva. In pratica non pensiate di aprire un’azienda agricola e alimentare tutto con i pannelli solari e l’acqua piovana.

Un’altro punto dolente è l’accesso carrabile. Possiamo ristrutturare una baita anche in cima al Monte Bianco, ma l’uso di elicotteri e la difficoltà di raggiungere cantiere si pagano caro. Per mia esperienza bisogna pensare che il costo totale della ristrutturazione valga come minimo 3 o 4 volte il costo di acquisto iniziale. Ma tutto sommato non vale la pena scoraggiarsi, un bilocale a Milano vi costerebbe comunque di più.

2- Non avere un chiaro piano finanziario

A meno che non abbiate un lavoro che vi permetta di stare per la maggior parte del tempo in smart working, per mantenervi mentre respirate l’aria pulita e raccogliete i fiorellini di bosco, avete bisogno di un lavoro! Ebbene si, anche in montagna bisogna lavorare. Che fregatura. La buona notizia è che la vostra baita e il vostro terreno possono essere la vostra fonte di reddito. Per esempio io ho creato Hunum, che è un’azienda agricola con laboratorio di trasformazione ed agriturismo. Devo ammettere che ,effettivamente, mi sono fatto un po’ prendere la mano, si può decisamente vivere con meno. La cosa che ho scoperto lavorando al progetto di Hunum è che l’agricoltrura di montagna è molto interessante, sta vivendo una nuova ondata di entusiasmo da parte del pubblico, e soprattutto ha un’alta redditività al metro quadro. Farò un articolo a parte su cosa si può produrre in montagna, ma per ora vi basti sapere che colture come i piccoli frutti, lo zafferano, le erbe officinali e l’apicoltura, permettono di avere un ritorno economico decente, anche su appezzamenti di terreno decisamente piccoli, soprattutto se considerati in rapporto alle enormi estensioni necessarie per colture meno specialistiche in pianura. Anche l’allevamento può essere un’attività interessante e redditizia, anche se personalmente ho deciso di evitarlo perchè avere degli animali significa avere un impegno 365 giorni all’anno, ed oltretutto non credo che riuscirei a vedere i miei animali come piatto di portata a casa di qualcuno. So di essere ipocrita, ma tant’è.

3- “Il terreno è mio e ci faccio quello che voglio”

Sbagliato! Per quanto il vivere in un bosco o in montagna ci comunichi un senso di libertà e di svincolo dalle regole costrittive del mondo, purtroppo le lunghe mani della legge arrivano anche li. E, se possibile, in maniera ancor piu invasiva di quanto non faccia in città. Le leggi di tutela del territorio montano, del territorio boscato e le leggi di tutela dal rischio idrogeologico sono estremamente invasive, e saranno la piu grande fonte di frustrazione che incontrerete. Per la legge italiana il bosco è intoccabile. Non lo puoi tagliare, non lo puoi trasformare, non ci puoi costruire nulla, e non puoi ristrutturare, se non dopo una serie infinita di consulenze, perizie e verifiche. Ah e se un prato ha 4 frasche cresciute da piu di 5 anni… viene automaticamente classificato come bosco. E non pensiate ovviamente che se al catasto un terreno risulta come vigneto, per dire, questo abbia alcun valore. Al 99% è comunque bosco. Vi sembrerà di andare a sbattere contro un muro. La parte burocratica sarà sicuramente la cosa piu frustrante che abbiate provato in vita vostra. Fortunatamente però la matassa si può districare. Tramite complesse procedure, dopo perizie e pareri di agronomi, geologi e quant’altro, in realtà si può ottenere molto, quasi tutto quello che è necessario. Ci sono procedure per la trasformazioni di un bosco in terreno agricolo (con delle limitazioni chiaramente), si può fare domanda per la ristrutturazione dei fabbricati esistenti, e, in caso di azienda agricola, è addirittura possibile costruirne di nuovi. Bisogna armarsi di santa pazienza, e dei diversi tecnici preparati e di esperienza, che siano in grado di districarsi nei meandri della burocrazia italiana. Quindi sicuramente l’esistenza di vincoli, a volte incomprensibili, è fonte di estrema frustrazione, ma dall’altra parte è rassicurante pensare che il nostro patrimonio ambientale sia preservato. In maniera goffa e a tratti dilettantistica, ma preservato.

4- Pensare che vivere in baita sia come essere in vacanza

Siamo onesti: quando pensiamo alla vita in montagna pensiamo tutti a Heidi, non è vero? Saltellare nei prati, le caprette che fanno ciao, i boschi puliti ed ordinati (non si sà da chi e quando), il sole che splende. Ma la montagna uccide, ferisce, interferisce con le nostre vite in maniera pericolosa. Se uniamo a questo anche l’apporto infortunistico dell’attività agricola, praticamente siete già morti prima di partire.

Ok forse un po’ ho esagerato. Ma vorrei che non pensiate che vivere in baita sia tutto rose e fiori. Come ho già detto nell’articolo precedente, nelle nostre città abbiamo messo in sicurezza il proliferare umano tramite l’utilizzo massiccio di cemento, prodotti chimici, asfalto, facendo in modo che la natura, dove presente, sia educata e rispettosa nei confronti dell’uomo, che ne domina l’habitat.

In montagna, ovviamente, i ruoli sono ribaltati. Noi e la nostra casa siamo in netta minoranza, e la natura rigogliosa e completamente anarchica e sregolata, cerca di avere sempre il sopravvento. Vi svelo un segreto: mantenere il terreno intorno alla baita pulito, non è come tenere il giardino di casa. Ci saranno rovi, insetti, rettili di vario tipo e anche qualche topolino. Non puoi scendere nel negozio sotto casa quando hai finito il sale, e quando nevica nessuno ti spazza la strada. Devi fare tutto da solo. Sicuramente è tutto molto piu faticoso, ma è uno sforzo che può dare molte soddisfazioni. La sensazione di provvedere a se stesso e alla propria famiglia, e non solo in termini di zeri su un conto in banca, la soddisfazione di riuscire ad integrarsi con la natura, trovando dei compromessi, senza il bisogno di domarla ed annientarla. Sono tutte cose che capirete nel lungo periodo, e non faranno altro che confermare la vostra decisione. Il che ci porta al nostro ultimo punto:

5- Tirarsi indietro

Ci saranno momenti in cui la strada vi sembrerà sbarrata. Certi problemi vi sembreranno insormontabili, ed arriverete a maledire il giorno in cui avete deciso di imbarcarvi in una missione del genere. Non è masochismo, state tranquilli. Ma è un cambiamento di vita radicale, e come tale ha bisogno di un momento di adattamento. Passare dalla sedia in ufficio all’abbattere un albero con una motosega è un passo incredibilmente lungo. Bisogna adattare il corpo e la mente ad una vita diversa, scandita da ritmi nuovi, e sicuramente con meno comodità.

Dall’altra parte però troverete uno stile di vita piu sano (non avrete piu bisogno di chiudervi ore in palestra) con dei ritmi piu umani, regolati, come dovrebbe essere, dalla natura, e non piu da un orologio e da un interruttore. Ma i momenti di sconforto vanno vissuti come momenti di crescita. Quasi nessuno di noi è cresciuto in campagna, ed è del tutto normale trovarsi a volte impreparati senza sapere che pesci pigliare. Ma è proprio lì che avviene la crescita. Prendetevi i vostri tempi, non pretendete di raggiungere obiettivi lontani in fretta, ma risolvete un problema alla volta. Con calma. D’altronde è anche per questo che volete cambiare no? Per prendervela con calma. La vita in montagna è una scoperta continua, un’esplorazione. Permettetevi di sbagliare, e di imparare dai vostri errori. Ma non tiratevi mai indietro. Ci vuole tempo e fatica, ma alla fine verrete ripagati dei vostri sforzi con gli interessi.

A presto.

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